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Ricerca e Università: come fermare la fuga dei cervelli.

Ricerca e Università: come fermare la fuga dei cervelli.

Come far tornare in Italia il capitale umano ad alta specializzazione emigrato all’estero (e come far restare quello futuro)?

L’espressione “fuga di cervelli” indica l’emigrazione di personale altamente specializzato formatosi in patria, verso lidi più appetibili. Il fenomeno riguarda maggiormente, ma non solo, l’ambiente della ricerca, dove giovani talenti si spostano sin da dopo la laurea, per conseguire un dottorato di ricerca o lavorare in nazioni con un’offerta più ampia e a salari maggiori.

Tutte le nazioni subiscono questo flusso di capitale umano, ma con un peso diverso: in Italia si stima che nel 2018 siano emigrate 60.000 persone tra i 18 e i 34 anni, delle quali più del 30% con una laurea. La mobilità nell’ambito accademico è positiva, in quanto amplifica le conoscenze e la cultura, tuttavia i nostri emigrati tendono a non tornare in patria, creando un saldo negativo tra gli studiosi che lasciano il nostro paese e quelli che vi ritornano.

È facilmente comprensibile come il capitale umano che viene formato nelle nostre università possa essere associato ad un capitale economico in fuga, la cui assenza rallenta il progresso della nazione. Per cercare di invertire questo trend, diversi governi hanno provato ad emanare delle leggi ad hoc, come l’ultima legge introdotta nel 2017 e modificata a giugno 2019, soprannominata “rientro dei cervelli”. 

Con questa legge, docenti e ricercatori universitari rimpatriati possono usufruire di un’esenzione fino al 90% del reddito di lavoro autonomo o dipendente per 5 anni dal loro rientro in Italia. Così facendo i salari vengono quasi equiparati a quelli delle nazioni del nord Europa, che notoriamente investono più fondi in ricerca e sviluppo.

La legge per il “rientro dei cervelli” è stata generalmente accolta in modo positivo, anche se in molti ne hanno criticato la poca chiarezza, sia riguardo l’iter per poter usufruire dello sgravio fiscale, sia relativamente alle categorie di appartenenza dei ricercatori che possono ottenerlo.

Noi di BigLab crediamo che il mondo della ricerca, e con esso tutto il personale che ci lavora, in questo momento più che mai debbano essere supportati e sostenuti. È con questa certezza in mente, e con la voglia di dare un contributo (piccolo o grande: si vedrà!), che abbiamo immaginato e poi creato il nostro sistema di gestione e noleggio delle strumentazioni da laboratorio. 

Perché la Ricerca e i Ricercatori si sostengono e si attraggono innanzitutto creando un ambiente più positivo e collaborativo per l’intero settore, un ambiente in cui le risorse sono più accessibili e le conoscenze più condivise. Anche questa prospettiva, forse, aiuterà a far rientrare qualche “cervello in fuga”, o convincerà a non andarsene chi in questo momento potrebbe essere tentato.

da: BigLab

Link: l’espresso | informazionefiscale.it

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